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Perché gli astronauti “galleggiano” nello spazio?

Chiara chiede:

Perché gli astronauti “galleggiano” nello spazio?


Spinnyrisponde

“Attento che cadi!” Ecco una frase che un astronauta non si sentirà mai dire, perché nello spazio il problema è quello opposto: si resta sospesi e gli spostamenti sono tutti rallentati, come se si nuotasse in un mare invisibile. Spesso si sente dire che questo accade perché nello spazio non c’è la gravità, cioè quella forza che, sul nostro pianeta, ci fa restare “con i piedi per terra”. Ma questo non deve trarci in inganno! La gravità nello spazio c’è eccome, e guai se non ci fosse! La Luna e i pianeti, per dirne una, non potrebbero compiere i loro percorsi intorno al Sole e chissà a quest’ora dove sarebbero finiti! Eppure, dal punto di vista degli astronauti, è come se la gravità non ci fosse, perché il movimento della navetta in cui viaggiano ne annulla gli effetti, e loro rimangono lì, sospesi a “galleggiare”.

Spinny

Vuoi fare una domanda a Spinny e a Froggy?

Scrivici a questo indirizzo: info@chescienza.com

Le “navi” del deserto

I tre Re Magi, che la religione cristiana ha chiamato Gaspare, Melchiorre e Baldassare, secondo la leggenda arrivarono a Betlemme percorrendo una lunga distanza grazie ai loro dromedari, animali molto veloci e resistenti che l’uomo ha iniziato ad addomesticare addirittura 4000 anni fa.

Il dromedario (Camelus dromedarius) e il cammello (Camelus bactrianus) sono animali simili, che appartengono alla stessa famiglia, ma si distinguono per il numero delle gobbe: una sola nel dromedario, due nel cammello.

La gobba, in tutti e due gli animali, non contiene acqua come spesso si pensa, ma è una riserva di grasso, che serve come “carburante” energetico. Infatti, negli animali che non mangiano da tanto tempo e hanno consumato le riserve la gobba si… sgonfia, come una gomma a terra.
È vero però che i dromedari, come i loro cugini cammelli, resistono a lungo senza bere.
E a proposito di bevute, sai perché si dice “bere come un cammello”? Scoprilo qui!

I dromedari hanno altri importanti adattamenti alla vita nel deserto. Per esempio, possono chiudere le narici in modo da non far entrare la sabbia nel naso durante le tempeste di sabbia e hanno labbra molto robuste per mangiare anche le piante con le spine.

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Photo credit: chausinho / Foter.com / CC BY-NC-SA

Bere come un cammello

Perché si dice “bere come un cammello”?
Cammelli e dromedari resistono a lungo senza bere.
Appena trovano l’acqua, però, riescono a berne tantissima tutta in una volta: pensa che riescono a scolarsene addirittura 100 litri in 10 minuti!

Il cielo sul soffitto

Il cielo è nuvoloso e non si vede neppure una stella? Possiamo rimediare con un piccolo “proiettore di costellazioni” fatto in casa. Vediamo come.

Ti servono:
- il tubo in cartone di un rotolo di carta igienica
- cartoncino nero
- dal tuo astuccio: forbici, colori e una matita con la punta
- una piccola torcia elettrica

 
Il proiettore di stelle

Procedimento
- Ritaglia un cerchio di cartoncino nero grande come la base del tubo di cartone. Puoi usare il tubo stesso come guida, come vedi nella figura.
- Scegli una costellazione, per esempio il Grande Carro dell’Orsa Maggiore, e disegna un puntino per ogni stella sul cerchietto nero che hai appena ritagliato.
- Con la punta della matita fai un forellino in corrispondenza di ogni puntino. Appoggia il cerchietto su qualcosa di morbido, sarà più facile forarlo.
- Incastra il cerchietto nero nel tubo di cartone.
- Accendi la torcia elettrica e spegni la luce nella stanza.
- Infila la torcia elettrica nel tubo di cartone, punta il tutto verso il soffitto e… ammira!

Ora che hai capito come funziona, usa i colori (ma anche adesivi, porporina, perline…) per decorare l’esterno del tuo proiettore.

 
Il cielo sul soffitto

 
Suggerimenti

Coinvolgi gli amici e create tanti cerchietti da proiettare: uno per ciascuna delle costellazioni che conoscete. Potete realizzare anche più di un proiettore e divertirvi a ricreare un “cielo” fitto di stelle!


Illustrazioni: (C) Daniela Alvisi

Tante, tantissime stelle

Le stelle: c’è chi le disegna gialle con le punte e c’è chi fa dei puntini lucenti nel cielo. Chi direbbe che, in realtà, si tratta di enormi sfere di gas infuocato? Proprio così, un po’ come… sì, come il Sole! Perché anche il Sole è una stella, anzi, per noi abitanti della Terra è LA stella, non solo perché è quella più vicina a noi e che, quindi, conosciamo meglio di tutte le altre, ma perché con la sua luce e il suo calore rappresenta la nostra principale fonte di energia.

 

Durante il giorno, il Sole ci appare enorme e “solitario” nel cielo, eppure non è che una delle centinaia di miliardi di stelle che appartengono alla nostra galassia: la Via Lattea. Nelle notti più limpide possiamo perfino vederla: è quella lunga scia luminosa e biancastra che mostra anche la foto qua sotto.

 

Ci hai fatto caso? Sembra proprio una spruzzata di latte che attraversa il cielo e noi… ci troviamo “tuffati” al suo interno. Ma dove esattamente? Paragonando la Via Lattea a una grande (anzi, gigantesca) città, potremmo dire che il nostro Sole abita in un vicoletto di periferia. Pensa che per raggiungere il “centro”, anche prendendo un autobus che va alla velocità della luce, dovrebbe viaggiare per almeno 26000 anni!

Photo credit: Chaval Brasil / Foter.com / CC BY-NC-ND

Quei disegni nel cielo

Unisci i puntini sul foglio e scopri cosa appare. Forse hai già fatto questo gioco, ma quello che ti proponiamo noi è speciale, perché il “foglio” è il cielo e i puntini sono le stelle!
Le figure che si formano, allora, non sono altro che le costellazioni; ti sarà capitato di riconoscerne qualcuna nelle notti più limpide, come l’Orsa Maggiore o la luminosissima Orione.

Le sette stelle più brillanti dell’Orsa Maggiore compongono il Grande Carro che, come suggerisce il nome, assomiglia proprio a un carretto (ma anche a un pentolino).

Gli uomini iniziarono a notare le costellazioni più di 5000 anni fa e, nel tempo, diedero loro dei nomi ispirati a personaggi mitologici (Ercole, Cassiopea) ma anche a oggetti o animali, come le famose costellazioni dello Zodiaco.

Quando osserviamo una costellazione, viene spontaneo pensare che le stelle che la compongono siano “associate” tra di loro, come se qualcuno le avesse disposte su una superficie immaginaria per formare proprio quelle figure.
Tuttavia, questa associazione è solo apparente; spesso, infatti, si tratta di stelle che si trovano lontanissime tra di loro e, quindi, a distanze molto differenti rispetto a noi che le osserviamo dalla Terra. Questo, però, non ci impedisce di continuare ad ammirarle “unendo i puntini”.


Photo credit: dennisbehm / Foter.com / CC BY-NC-ND

Una felpa… di bottiglie!

Che cos’è il pile?

Il pile è una fibra sintetica, cioè non naturale, che serve per produrre abbigliamento e coperte. Inizialmente era usata soltanto per l’abbigliamento sportivo, dove è particolarmente utile perché tiene caldo ma è molto leggera e asciuga in fretta. Oggi si trovano moltissimi capi in pile: guanti, sciarpe, maglie, giacche…

In chimica, il pile fa parte dei poliesteri, una “famiglia” di prodotti che comprendono plastiche e fibre. Le bottiglie in plastica dove vedete scritto “PET” sono fatte con un poliestere.

E a proposito di bottiglie… ricordate che riciclare la plastica è molto importante, perché così non si inquina l’ambiente e si risparmiano energia e materie prime.

E vi sveliamo un segreto: il pile che indossate probabilmente è fatto proprio con bottiglie in PET riciclate!!!
27 bottiglie = una felpa in pile!

pile

Il barattolo freddoloso

Vediamo da vicino in che modo gli indumenti invernali ci aiutano a stare al calduccio.

Ti servono:
- 2 barattoli con il loro coperchio
- una brocca d’acqua calda (basta che sia tiepida)
- un calzettone di lana
   Il barattolo freddoloso
Procedimento
- Ricopri uno dei barattoli con il calzettone. Per capire come, fai finta che il barattolo sia un piede e che tu debba infilargli le calze!
- Lascia scoperto l’altro barattolo.
- Riempi la brocca con acqua calda del rubinetto (fai molta attenzione a non scottarti!) e versane metà nel barattolo “imbacuccato” e metà nell’altro.
- Chiudi i due barattoli e aspetta per circa 20-30 minuti.
- Immergi un dito in ciascuno dei barattoli. Dove si trova l’acqua più calda?

Nel barattolo “freddoloso”, cioè quello ricoperto dal calzettone, l’acqua è più calda, rispetto a quella nel barattolo scoperto. Perché?
La lana è un buon isolante termico; questo significa che è in grado di intrappolare il calore di ciò che ricopre. Nel nostro caso è l’acqua contenuta nel barattolo che, grazie alla lana del calzettone, resta calda più a lungo.

Perfeziona l’esperimento
Se vuoi condurre una vera e propria indagine scientifica, procurati un termometro (meglio due, uno per barattolo) e misura la temperatura dell’acqua nei due barattoli a intervalli di 5 minuti. Annota i risultati delle misure e poi confrontali: vedrai l’andamento esatto della temperatura al passare del tempo.

Animali… imbacuccati!

Anche gli animali si vestono per l’inverno!

Molti mammiferi nella stagione fredda “indossano” una pelliccia più folta, in modo che gli strati di aria li proteggano dalle basse temperature. Animali come le volpi artiche riescono a resistere a temperature bassissime (anche -50 °C!) proprio grazie alla loro pelliccia.

Come abbiamo visto qui, inoltre, il pelo si può “rizzare” e diventare più folto anche grazie al meccanismo della pelle d’oca.

Gli animali che non hanno peli o hanno una pelliccia sottilissima, invece, come le balene o le foche, si riparano dal freddo con uno spesso strato di… ciccia! Il grasso infatti è un ottimo isolante dal freddo.

Lo sapevi? In inglese, lo strato di grasso che i cetacei e altri mammiferi marini hanno sotto la pelle ha un nome buffo: si chiama blubber.

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Una volpe artica


Photo credit: Oriol Gascón / Foter.com / CC BY-NC-ND

Palloncini… lievitati

Vuoi vedere il lievito che produce diossido di carbonio, un gas?
Facile!

Ti servono:
- una bottiglia, una provetta o un flacone a collo stretto
- un palloncino gonfiabile
- un imbuto
- lievito in polvere per pane o pizza
- zucchero
- acqua
  
Procedimento
- Riempi per metà la bottiglia con l’acqua.
- Con l’imbuto inserisci due cucchiai di zucchero e uno di lievito (se usi una provetta usa un cucchiaino e dimezza le dosi).
- Inserisci il palloncino sul collo della bottiglia o della provetta.
- Aspetta qualche minuto e osserva…
Il palloncino...lievitato   

Il palloncino si gonfierà!
Questo succede perché, come abbiamo spiegato qui, il lievito consuma lo zucchero producendo un gas, il diossido di carbonio.
Quando avrai finito l’esperimento, non bere l’acqua perché potresti… ubriacarti!! Già, perché il lievito insieme al gas produce anche alcol!

Suggerimento
Se usi il lievito istantaneo, l’esperimento si svolgerà molto rapidamente. Se invece usi il lievito di birra naturale potrebbe volerci più tempo.