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Racchette da… farina!

In questo articolo abbiamo spiegato perché le racchette da neve aiutano a non affondare nel terreno innevato. Ora vediamole all’opera improvvisando un po’ di neve… in cucina!

Ti servono:
- Due oggetti uguali, possibilmente lunghi e stretti, in grado di stare in piedi da soli. Noi abbiamo usato gli stivali di una bambolina, per avvicinarci il più possibile al reale utilizzo delle racchette da neve
- Un cerchietto di cartoncino di almeno 3 centimetri di diametro (attenzione: deve essere più largo della base degli oggetti che hai scelto)
- Farina
- 2 piattini da caffè

 
materiali

Procedimento
- Versa un po’ di farina nei due piattini, creando due mucchietti più o meno uguali
- Prendi il primo oggetto e posalo sulla farina del piattino a destra
- Prendi il cerchietto di cartone e appoggialo sulla farina del piattino a sinistra. Quindi posa delicatamente il secondo oggetto sul cerchietto, come vedi nella foto sotto

Procedimento

Attendi qualche istante e poi solleva gli oggetti dalla farina, stando attento a non smuoverla troppo.
Osserva le tracce rimaste sui mucchietti: cosa noti?

Conclusioni

L’oggetto posato direttamente sulla farina ha lasciato un’impronta profonda ed evidente. L’altro oggetto, invece, ha solamente appiattito un po’ la farina sottostante, ma non è affondato: il cerchietto di cartone si è comportato come una racchetta da neve!
Cioè?
L’oggetto a sinistra ha esercitato una pressione minore sulla “neve”, perché il suo peso si è distribuito sul cerchietto, cioè su una superficie più ampia della propria base. Quello a destra, invece, ha concentrato tutto il suo peso su una superficie più ristretta: la maggiore pressione, quindi, l’ha fatto affondare.


Foto: (C) Daniela Alvisi

Zampe come racchette da neve

Come avete imparato leggendo il nostro articolo sulle ciaspole, se si aumenta la superficie di appoggio sulla neve si affonda meno.

Gli animali che vivono in ambienti freddi sono più fortunati di noi: non hanno bisogno di comprare o noleggiare le ciaspole perché le hanno già… in dotazione!

Per aumentare la superficie di appoggio, per esempio, le zampe delle lepri variabili hanno le dita “divaricabili”. E pensate che la lepre americana in inglese si chiama snowshoe hare (lepre “scarpa da neve”) proprio per le sue zampe molto grandi e ricoperte da lunghi ciuffi di pelo!

   impronte

Anche l’orso polare ha grandi zampe, dotate di speciali cuscinetti che gli impediscono di scivolare e di artigli per far presa sul ghiaccio.

Altri animali ben adattati a camminare sulla neve sono il ghiottone (che si chiama così perché è molto vorace e mangia anche prede molto più grandi di lui!), e il leopardo delle nevi: entrambi hanno ai piedi delle “racchette naturali” che permettono di muoversi facilmente sulla neve.

E le renne? Come potrebbero non avere zampe adatte, loro che devono prendere la rincorsa sulla neve per decollare e trainare la slitta di Babbo Natale?! Questi animali, che nei paesi nordici trainano anche le slitte… non volanti, hanno zoccoli che si divaricano per aumentare la superficie di appoggio e sono ricoperti da peli.

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lepre Photo credit: DenaliNPS / Foter.com / CC BY

impronte Photo credit: U. S. Fish and Wildlife Service – Northeast Region / Foter.com / CC BY

renne slitta Photo credit: Elen Schurova / Foter.com / CC BY-SA

 

 

Quell’antipatica pressione…

In questa pagina abbiamo visto come abbassare la pressione esercitata dal nostro peso per riuscire a camminare sulla neve senza sprofondare. Per capire ancora meglio gli effetti della pressione, parliamo ancora di… calzature!

Qualcuno ti ha mai schiacciato un piede? Ti avrà fatto sicuramente male e magari indossava delle semplici scarpe da ginnastica; se però la stessa persona avesse indossato dei tacchi a spillo avresti visto letteralmente le stelle (chi ha provato lo sa!).

Scarpe con il tacco

La scarpa più “dolorosa” è quella che esercita la pressione maggiore: il peso della persona, infatti, invece di distribuirsi su tutta la suola, si concentra interamente sul tacco che, più è stretto, più “punge”.
Inutile dire che, con la neve alta, le scarpe con il tacco sono vivamente sconsigliate!


Photo credit:
pietroizzo / Foter.com / CC BY-NC-SA
www.sxc.hu

Vita sotto il ghiaccio

L’acqua è una sostanza molto, molto speciale. E per fortuna! Se il ghiaccio non galleggiasse sull’acqua, con le basse temperature i laghi, le paludi, i mari ghiaccerebbero tutti da cima a fondo e non ci sarebbe più vita da nessuna parte.

Invece, in un lago ghiacciato, lo strato di ghiaccio resta in alto, e protegge dal freddo e dal congelamento tutto quello che sta sotto. Sotto allo strato ghiacciato, l’acqua rimane liquida e i pesci e gli altri organismi acquatici possono continuare a vivere.

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In molti posti la pesca nel ghiaccio è un’attività popolare: si fanno dei fori nel ghiaccio e si lancia la lenza con l’esca al di sotto, per catturare i pesci. In pratica, è quasi una pesca di… “pesce surgelato”!!!


Photo credit:
Luana Spagnoli / Foter.com / CC BY-NC-ND
arcticroute.com / Foter.com / CC BY

Più denso o meno denso?

Gli scienziati spiegano il galleggiamento dell’acqua solida su quella liquida usando una parola difficile: densità.

Per capire che cosa vuol dire, pensa a due materiali molto diversi: il polistirolo e la pietra.
Anche se non sei forzuto, riesci a sollevare facilmente un blocco di polistirolo, come quello che si usa nelle scatole per imballare gli oggetti fragili: questo materiale infatti pesa molto poco anche se è molto grande. Se dovessi sollevare un blocco di pietra delle stesse dimensioni invece, i tuoi muscoli si ribellerebbero!
Questo succede perché i materiali hanno densità diverse. Per capirlo meglio puoi pensare che nel polistirolo ci sono tanti spazi vuoti; nella pietra, invece, no.

Il ghiaccio galleggia sull’acqua perché è meno denso.
In pratica, un blocco di ghiaccio che occupa lo stesso spazio di una certa quantità di acqua (si dice che ha lo stesso “volume”) pesa di meno: ecco perché galleggia!
ghiaccio e acqua


Photo credit: www.sxc.hu

Ciaspolare sulla neve

Cosa succede quando si cammina sulla neve alta? Si affonda! Questo, in certe occasioni, può essere molto divertente, ma se devi spostarti e non c’è modo di usare i normali mezzi di trasporto, può diventare un problema. Una soluzione però c’è: puoi indossare un paio di racchette da neve, dette anche ciaspole, e metterti tranquillamente in cammino.
Strano però! In questo modo il tuo peso non è diminuito, anzi hai aggiunto attrezzatura ai piedi e dovresti andare ancora più a fondo, invece riesci a muoverti bene, perché?

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Ciaspole tradizionali

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Ciaspole moderne

Per capirci qualcosa dobbiamo chiederci cos’è che realmente ci fa affondare nella neve. Il nostro peso? Sì e no: la risposta sta nel modo in cui il nostro peso si distribuisce sulla parte che tocca la neve.
Se indossiamo le solite scarpe e basta, tutto il nostro peso “spinge” sulle piante dei nostri piedi: una superficie piuttosto limitata. Tutta la forza, quindi, si concentra in quel punto e… spluf: si affonda!
Se però indossiamo le racchette da neve, che sono più larghe dei nostri piedi, il nostro peso si distribuisce su un’area maggiore e l’effetto è meno “schiacciante”: niente sprofondamenti!
“Ciaspolando”, quindi, non riduciamo il nostro peso, ma la pressione che esercitiamo sulla neve.


Photo by:
user:katpatuka (Self-photographed) [FAL], via Wikimedia Commons
user:Willmcw, via Wikimedia Commons

Scivolare sulla neve

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Sport + neve: metti insieme queste parole e ora… alza la mano se ti è venuto in mente lo sci!
Non solo sport, è proprio il caso di dirlo, dato che lo sci è anche uno dei passatempi più amati durante le vacanze invernali.

Sia chi scia per sport, sia chi lo fa per divertimento sa quanto sia importante ottenere un perfetto scivolamento sulla neve; in questo modo si riesce a percorrere le piste velocemente e, soprattutto, con meno fatica. In agguato fra noi e il traguardo, infatti, c’è sempre l’attrito: la forza con cui il suolo innevato (ma anche l’aria) si oppone alla nostra corsa, provando in tutti i modi a rallentarla.

La prima “difesa” dello sci contro l’attrito è il suo stesso passaggio. Premendo sulla neve, infatti, lo sci ne scioglie lo strato più superficiale e crea così una sottile (e scivolosa) pellicola d’acqua. Passandoci sopra, proprio come accade su un pavimento bagnato, si scivola facilmente.
Per accentuare questo effetto, gli sci vengono trattati con una particolare sostanza cerosa, la sciolina, che rende ancora più scorrevole la corsa.


Anche l’aria, come abbiamo detto prima, “fa attrito”. Per capire quanto possa ostacolare i movimenti, pensiamo alla fatica che facciamo quando andiamo in bici controvento!
Come si sconfigge questo nemico invisibile?
Gli sciatori professionisti, che puntano sempre a gareggiare nelle condizioni più favorevoli, scelgono con attenzione sia il loro abbigliamento (in genere tute sottili e aderenti), sia la loro posizione sugli sci durante la gara. Lo scopo è “bucare” l’aria il più possibile, minimizzando il suo l’effetto frenante; in questi casi si dice che l’obiettivo è assumere una posizione aerodinamica.


Photo credit:
- (c) Elena Gatti
- jonwick04 / Foter.com / CC BY

Angeli nella neve

Dopo un’abbondante nevicata, quelle distese di neve fresca e farinosa fanno venir voglia di saltarci dentro. E allora perché non farlo? Potresti approfittarne per tracciare un angelo nella neve. Come si fa?
Facilissimo e divertente:

- stenditi supino sulla neve
- muovi le braccia su e giù, più volte. Contemporaneamente muovi le gambe verso l’esterno e verso l’interno
- basta così, hai già finito!

sdraiata

Ora alzati e guarda! Nella neve è comparso un bellissimo angelo che… ti assomiglia perché ha la sagoma del tuo corpo, ma anche uno splendido paio di ali (le hai create con il movimento delle tue braccia) e un’elegante veste, “cucita” con il movimento delle tue gambe.


Chiama anche i tuoi amici e riempite la neve di angeli!

Oro in museo

Un Museo dell’Oro si trova a Predosa (AL). Qui sono conservati piatti e canalette in legno utilizzati nei primi decenni del Novecento dai cercatori dell’Orba, dell’Orco, dell’Elvo, della Sesia e del Ticino ed è anche possibile seguire, attraverso manifesti, ritagli di giornali e fotografie, lo sviluppo recente della raccolta amatoriale dell’oro.

http://www.oromuseo.com/

Un altro Museo dell’Oro (chiuso però in inverno) è a Vermogna (BI) e presenta le testimonianze di duemila anni di  ricerca dell’oro nel Biellese e nell’Italia del Nord. Alla visita seguono una passeggiata e la prova pratica di ricerca sul torrente in compagnia di esperti.

http://www.ecomuseo.it/oro/index.htm

 

Foto Copertina Ita

 

È vero che l’oro si può trovare nei fiumi?

Sì, si chiama oro alluvionale e deriva dall’erosione delle rocce, cioè dall’azione del vento, dell’acqua o del ghiaccio che “portano via” parte del materiale roccioso.

L’oro che si può trovare nell’acqua è sotto forma di piccolissime lamine o pagliuzze.

Per trovarlo occorre “filtrare” la sabbia del fiume usando un catino chiamato batea: lo si immerge nell’acqua e lo si fa ruotare, in modo che i materiali pesanti vadano sul fondo. Lavando via il materiale che resta in superficie, resta una sabbia formata da minerali tra cui l’oro. Per eliminare i materiali ferrosi si usa una calamita.

Per saperne di più si può visitare il Museo dell’oro.

cercaoro

Photo credit: ochacolombia / Foter.com / CC BY-NC-ND